Fibrillazione ventricolare: patologia, trattamento e prevenzione

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Fibrillazione ventricolare: patologia, trattamento e prevenzione

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La fibrillazione ventricolare rappresenta una delle più gravi emergenze cardiologiche, caratterizzata da contrazioni ventricolari rapide e caotiche che compromettono la funzione di pompa dell’organo, causando un arresto cardiaco e morte in pochi minuti se non trattata tempestivamente. In Italia, si stima che ogni anno siano oltre 60.000 le persone vittime di arresto cardiaco, la cui causa principale è appunto la fibrillazione ventricolare. Nonostante l’alta incidenza, questa condizione rimane una patologia poco conosciuta al di fuori della comunità medica, ed anche il corretto approccio terapeutico deve essere chiaro ad ogni lavoratore in ambito sanitario.

Fisiopatologia della fibrillazione ventricolare
La fibrillazione ventricolare è un’aritmia cardiaca grave che si caratterizza per un ritmo cardiaco caotico e disorganizzato che origina dai ventricoli, invece che dal nodo seno-atriale. Questa condizione si instaura quando molti impulsi elettrici caotici causano contrazioni ventricolari molto rapide ed inefficaci, impedendo al cuore di espellere il sangue all’interno del circolo arterioso in maniera efficace, portando ad un difetto di perfusione diffuso.
La fibrillazione ventricolare può essere scatenata da diverse cause, tra cui l’ischemia miocardica acuta (infarto del miocardio), cardiopatie strutturali predisponenti alle aritmie ventricolari (come la cardiomiopatia dilatativa, la cardiomiopatia ipertrofica, displasia aritmogena del ventricolo…), e malattie aritmogene ereditarie (come sindrome del QT lungo, sindrome di Brugada).
Se non trattata tempestivamente, la fibrillazione ventricolare può avere esiti fatali, secondari all’ipoperfusione sistemica che causa. In particolare, i sintomi sono legati all’insufficienza perfusoria a livello cerebrale, con perdita di coscienza che avviene nell’arco di pochi secondi, seguita da una crisi convulsiva di breve durata non sempre presente, ed infine stato comatoso fino al decesso se non trattata. L’arresto cardiocircolatorio causato dalla fibrillazione ventricolare richiede un intervento immediato, costituito di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione.

Terapia e velocità di risoluzione
Il trattamento principale per la fibrillazione ventricolare è la defibrillazione immediata, un processo che utilizza una scarica elettrica per ripristinare il ritmo cardiaco normale. La percentuale di successo di una defibrillazione immediata (entro 3 minuti) è di circa il 95%, a condizione che non vi sia una preesistente insufficienza ventricolare sinistra. Tale necessità di un rapido intervento è causata dalla forte fragilità che caratterizza tessuti come quello nervoso: infatti questo è estremamente sensibile alla mancanza di ossigeno, che si verifica durante un episodio di fibrillazione ventricolare. Tanto che, anche se la fibrillazione ventricolare viene trattata, questa può causare danni permanenti al cervello con perdita di funzioni importanti dipendentemente dall’area maggiormente interessata da ipoperfusione per conformazione arteriosa soggettiva.

Prevenzione e fattori di rischio
La prevenzione dell’arresto cardiaco dovuto alla fibrillazione ventricolare può includere l’uso di farmaci come i beta-bloccanti e gli ACE-inibitori. Tuttavia, è importante identificare i fattori di rischio per la fibrillazione ventricolare, per trattare solo soggetti con bilancio rischio-beneficio positivo. Questi possono includere un precedente episodio di fibrillazione ventricolare, un attacco di cuore pregresso, un difetto cardiaco congenito, cardiomiopatia, traumi accidentali o chirurgici ed altro.
Alcuni individui, quindi, sono potenzialmente ad alto rischio di fibrillazione ventricolare e morte cardiaca improvvisa, quali pazienti con una grave disfunzione miocardica (FEVS <35%), o affetti da cardiomiopatie congenite o acquisite o da canalopatie (sindrome di Brugada e sindrome del QT lungo). In questi casi, si può procedere all’impianto di defibrillatori cardiaci in prevenzione primaria, ossia prima che si verifichi un episodio di aritmia ventricolare potenzialmente letale.


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Marzo 2024 © Italia Emergenza

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