Catetere Venoso Centrale: Indicazioni, Procedura e Rischi

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Catetere Venoso Centrale: Indicazioni, Procedura e Rischi

Scopri cos’è un catetere venoso centrale (CVC), quando viene utilizzato, come viene inserito e quali sono i possibili rischi e complicanze di questa procedura.
Il catetere venoso centrale (CVC) è un dispositivo medico utilizzato per l’accesso venoso prolungato in pazienti che necessitano di somministrazione di farmaci, nutrizione parenterale o monitoraggio emodinamico. A differenza di un catetere venoso periferico, il CVC viene inserito in una vena di grosso calibro, come la vena succlavia, giugulare interna o femorale, e può rimanere in sede per periodi più lunghi.
Questa procedura è essenziale in terapia intensiva, oncologia e altre situazioni mediche, ma richiede un’attenta gestione per prevenire infezioni e complicanze vascolari.

Come usare il catetere venoso centrale
L’inserimento di un CVC è indicato in diverse situazioni cliniche, tra cui:
●Somministrazione di farmaci a lungo termine, come chemioterapici, antibiotici o farmaci vasoattivi.
●Nutrizione parenterale totale (NPT) nei pazienti che non possono assumere alimenti per via orale o enterale.
●Monitoraggio emodinamico, inclusa la misurazione della pressione venosa centrale (PVC).
●Dialisi e plasmaferesi, per il trattamento di insufficienza renale acuta o cronica.
●Accesso venoso difficile, quando non è possibile utilizzare vene periferiche a causa di condizioni cliniche preesistenti.
A seconda dell’uso previsto, esistono diverse tipologie di cateteri venosi centrali, tra cui CVC a lume singolo o multiplo, catetere a inserzione periferica (PICC) e cateteri totalmente impiantabili (Port-a-Cath).

Procedura di inserimento del catetere venoso centrale
L’inserimento del CVC è una procedura invasiva che deve essere eseguita in ambiente sterile per ridurre il rischio di infezioni. Ecco i passaggi principali:
1. Preparazione del paziente
Il paziente viene posizionato in base al sito di inserimento: in genere in posizione supina con il capo ruotato dal lato opposto per l’accesso alla vena giugulare o succlavia. Viene somministrata anestesia locale per ridurre il dolore.
2. Selezione della vena e guida ecografica
L’uso dell’ecografia migliora la precisione dell’inserimento e riduce il rischio di complicanze. Le vene più utilizzate sono:
●Vena giugulare interna: scelta frequente per il minor rischio di pneumotorace.
●Vena succlavia: più stabile, ma con rischio maggiore di pneumotorace.
●Vena femorale: spesso usata in emergenza, ma con rischio più elevato di infezioni.
3. Tecnica di Seldinger
La tecnica più utilizzata è la tecnica di Seldinger, che prevede:
1.Puntura della vena con ago sottile.
2.Introduzione di un filo guida nella vena attraverso l’ago.
3.Rimozione dell’ago lasciando il filo guida in sede.
4.Inserimento del catetere lungo il filo guida.
5.Rimozione del filo guida e fissaggio del catetere alla pelle.
4. Verifica della posizione
Dopo l’inserimento, è necessario verificare la posizione del CVC con una radiografia del torace per assicurarsi che il catetere sia correttamente posizionato nella vena cava superiore e per escludere complicanze come il pneumotorace.

Conclusioni
Il catetere venoso centrale è una soluzione essenziale per molte situazioni cliniche che richiedono un accesso venoso sicuro e duraturo. Sebbene la procedura sia generalmente sicura, è fondamentale una corretta gestione per prevenire infezioni e altre complicanze.
L’uso di protocolli di sicurezza, la formazione del personale sanitario e il monitoraggio costante dei pazienti con CVC sono elementi chiave per garantire un trattamento efficace e sicuro. In caso di sintomi anomali o segni di infezione, è necessario un intervento tempestivo per evitare gravi conseguenze.

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