Malattia da decompressione

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La malattia da decompressione (MDD), conosciuta anche come “malattia da immersione” o “sindrome da decompressione”, rappresenta una patologia potenzialmente letale che può insorgere a seguito di una rapida diminuzione della pressione ambientale. È particolarmente rilevante nel contesto delle immersioni subacquee, ma può verificarsi anche in ambito aeronautico o durante operazioni di pressurizzazione in camera iperbarica. Sebbene la sua incidenza tra i subacquei ricreativi sia relativamente bassa, con una stima di circa 2-4 casi ogni 10.000 immersioni, la MDD costituisce un’emergenza medica che richiede un trattamento tempestivo per prevenire esiti gravi, tra cui paralisi permanente o morte. Nei subacquei professionisti e nei lavoratori dell’industria offshore, l’incidenza è maggiore, accentuando l’importanza della prevenzione e della gestione corretta delle immersioni.

Patogenesi e manifestazioni cliniche
La malattia da decompressione si verifica quando i gas disciolti nei tessuti corporei, principalmente l’azoto, formano bolle durante una rapida riduzione della pressione ambientale. Durante un’immersione, la pressione circostante aumenta e i gas respirati a pressione elevata si dissolvono in quantità maggiori nel sangue e nei tessuti. Se la risalita verso la superficie avviene troppo rapidamente, il gas disciolto non ha il tempo di essere eliminato in modo graduale attraverso l’espirazione e forma bolle gassose nei tessuti e nel sangue; queste possono causare danno tessutale diretto, ostruzione vascolare e attivazione di una cascata infiammatoria, con conseguente danno ischemico e infiammazione dei tessuti. Le manifestazioni cliniche della MDD sono variabili e dipendono dalla localizzazione delle bolle e dall’entità della decompressione. I sintomi possono essere classificati in due categorie principali: MDD di tipo I e tipo II.
•La MDD di tipo I include sintomi cutanei e muscoloscheletrici, come prurito, eritema cutaneo e dolore articolare, frequentemente descritto come un dolore sordo e persistente. Questo tipo di MDD è generalmente considerato meno grave, anche se può evolvere in forme più serie se non trattato adeguatamente.
•La MDD di tipo II coinvolge il sistema nervoso centrale, il sistema cardiovascolare e i polmoni, manifestandosi con sintomi quali cefalea, vertigini, disorientamento, paralisi, difficoltà respiratorie e, nei casi più gravi, arresto cardiaco o respiratorio. Le manifestazioni neurologiche sono spesso attribuibili alla formazione di bolle nei piccoli vasi sanguigni cerebrali o spinali, che causano ischemia e infarto tissutale.

Prevenzione e gestione del rischio
La prevenzione della malattia da decompressione si basa su una serie di accorgimenti che mirano a minimizzare la formazione di bolle gassose durante la risalita. Il principio fondamentale è garantire una decompressione graduale, che permetta al gas disciolto di essere eliminato dai tessuti in modo sicuro attraverso la respirazione; il rispetto delle tabelle di decompressione è quindi cruciale. Queste, sviluppate attraverso studi empirici e modelli fisiologici, indicano le soste di decompressione necessarie a varie profondità e durate di immersione per permettere una risalita sicura. Nei casi in cui le tabelle non siano sufficienti o in immersioni particolarmente lunghe o profonde, può essere indicato l’uso di miscele di gas come l’eliox o il trimix, che riducono la quantità di azoto assorbita dai tessuti.
L’uso di computer subacquei rappresenta un altro strumento efficace per monitorare in tempo reale la profondità, il tempo di immersione e la velocità di risalita, adattando automaticamente le soste di decompressione alle condizioni specifiche dell’immersione. Risulta altresì importante evitare comportamenti che possono aumentare il rischio di MDD, come il sovraffaticamento fisico, la disidratazione, l’alcool e l’esposizione al freddo, che possono alterare la circolazione sanguigna e la solubilità dei gas nei tessuti.
Nel caso si sospetti la MDD, la risalita deve essere arrestata e devono essere eseguite soste di sicurezza per permettere la decompressione. Se i sintomi si manifestano dopo l’emersione, è necessario l’immediato trasporto in un centro iperbarico per il trattamento con ossigenoterapia iperbarica, che rappresenta il trattamento di elezione. Questa terapia facilita la riduzione delle bolle gassose e migliora l’ossigenazione tissutale, riducendo il rischio di danni permanenti.

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