Farmaci ed allattamento: una panoramica

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Farmaci ed allattamento: una panoramica

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L’assunzione di farmaci durante l’allattamento rappresenta una preoccupazione significativa per molte donne e per i professionisti sanitari che le assistono. Sebbene la maggior parte dei farmaci presenti un rischio minimo per il neonato, alcuni possono avere effetti avversi gravi. L’assunzione inappropriata di determinati farmaci può portare a effetti tossici nel lattante, alterazioni dello sviluppo neurologico o fisico e, in casi estremi, al decesso. La valutazione del rischio deve essere accurata e basata su una comprensione dettagliata delle caratteristiche farmacocinetiche e molecolari dei farmaci, oltre che delle necessità cliniche della madre.

Caratteristiche molecolari e farmacocinetiche che influenzano la presenza di farmaci nel latte materno
La presenza di un farmaco nel latte materno dipende da diverse caratteristiche molecolari e farmacocinetiche: una delle principali è il carattere lipofilo del farmaco, cioè la sua capacità di dissolversi nei grassi. Il latte materno ha un contenuto lipidico significativo, il che significa che i farmaci lipofili tendono a concentrarsi nel latte in quantità maggiori rispetto a quelli idrofili. Un’altra caratteristica fondamentale è il peso molecolare della molecola in questione, farmaci con un peso molecolare inferiore a 200 dalton attraversano facilmente le membrane biologiche, compresa quella mammaria. Tuttavia, la maggior parte dei farmaci con un peso molecolare superiore a 800 dalton ha difficoltà a passare nel latte in quantità significative.
Il legame del farmaco con le proteine plasmatiche della madre è un altro fattore determinante, infatti i farmaci che si legano fortemente alle proteine del plasma materno tendono a non passare facilmente nel latte materno, poiché solo la frazione libera (non legata) del farmaco è disponibile per la diffusione nel latte.
Infine, il pH del latte materno, che è leggermente più acido rispetto al plasma, può influenzare la concentrazione di farmaci nel latte, dove farmaci che sono basi deboli tendono a ionizzarsi nel latte acido, rimanendo intrappolati e quindi presenti in concentrazioni più elevate.

Farmaci da evitare durante l’allattamento
Alcuni farmaci sono notoriamente controindicati durante l’allattamento a causa dei loro potenziali effetti avversi sul lattante. Uno dei gruppi più pericolosi è rappresentato dagli antidepressivi triciclici, come l’amitriptilina. Questi farmaci possono accumularsi nel latte materno in quantità significative e provocare effetti collaterali gravi nel neonato, tra cui sedazione e problemi respiratori.
I farmaci antineoplastici e immunosoppressori, come il metotrexato e la ciclofosfamide, sono assolutamente controindicati essendo altamente citotossici e potendo compromettere il rapido sviluppo cellulare del neonato, con effetti potenzialmente devastanti sulla crescita e lo sviluppo.
Le tetracicline, una classe di antibiotici, sono un altro gruppo di farmaci che dovrebbero essere evitati. Oltre a causare potenzialmente un effetto di chelazione del calcio con conseguente decolorazione permanente dei denti in crescita, possono influenzare lo sviluppo osseo del lattante.
Anche i farmaci antiepilettici, come la fenitoina e il valproato, devono essere usati con estrema cautela, questi infatti attraversano la barriera mammaria e possono raggiungere concentrazioni pericolose nel latte materno, aumentando il rischio di effetti neurotossici e epatotossici nel lattante.
Gli analgesici oppioidi, come la codeina e l’ossicodone, rappresentano un altro rischio significativo. Non solo questi farmaci possono indurre depressione respiratoria nel neonato, ma il metabolismo variabile della codeina in morfina in alcune donne può portare a concentrazioni eccessive nel latte, aumentando il rischio di overdose nel lattante.
Infine, le benzodiazepine, utilizzate per il trattamento dell’ansia e dell’insonnia, devono essere evitate o utilizzate solo con estrema prudenza, causando sedazione eccessiva, apnea e sindrome da astinenza nel neonato se presenti in alte concentrazioni nel latte materno.

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